IL PIF Ortofrutta Bio
La Cooperativa S’Atra Sardigna ha presentato un progetto integrato di filiera (PIF) denominato Ortofrutta Bio che interessa una quindicina di aziende agricole biologiche socie di S’Atra Sardigna che una Organizzazione di Produttori (O.P.), l’unica riconosciuta in Sardegna. Il PIF Ortofrutta Bio ha la caratteristica di un progetto integrato lungo tutta la filiera: produzione, trasformazione e commercializzazione.
Principali elementi caratterizzanti la filiera
La filiera ortofrutticola biologica è influenzata da diversi fattori tecnici peculiari di questo metodo come l’obbligo di effettuare il sovescio delle colture e il divieto di utilizzare sostanze di sintesi chimica, tanto nelle concimazioni quanto nella difesa fitopatologia; ciò comporta la necessità di operare molto sul campo della prevenzione, garantendo, nelle colture protette, le migliori condizioni climatiche alle produzioni.
Altro fattore che sta condizionando pesantemente la produzione ortofrutticola, biologica o meno, è il repentino cambiamento climatico che incide tanto sulle produzioni del periodo freddo che su quelle del periodo caldo; da un lato non assistiamo più ad inverni molto freddi e lunghi, ma il picco delle basse temperature è sempre presente con diverse giornate nelle quali si possono registrare temperature minime vicine o sotto lo zero; dall’altro le estati sono più lunghe e con giornate di alte temperature davvero forti che impediscono nei tempi giusti i trapianti colturali; ciò è di notevole importanza in Sardegna perché riduce il fattore di competitività sui mercati: se fino a10-15 anni fa la Sardegna poteva vantare la possibilità, come poche regioni restanti del Meridione, alcune primizie e colture tardive, oggi anche nell’Italia Centro-Settentrionale, persino in alcune zone europee transalpine, è possibile ottenere produzioni negli stessi periodi fino a 15 anni fa ritenuti non propizi in quelle aree per le condizioni climatiche. Non solo: diventa persino proibitivo riuscire a raccogliere produzioni autunnali prima del mesi di novembre a causa delle alte e prolungate calde temperature del periodo estivo.
Infine pesa sulla organizzazione della filiera ortofrutticola biologica sarda il ridotto dimensionamento delle aziende orticole e frutticole biologiche: si pensi che la superficie media delle aziende serricole è di 0,46 ettari; ciò significa che risulta molto più complicato effettuare le rotazioni colturali e garantire, ogni stagione, un reddito minimo all’agricoltore biologico che deve ottemperare a periodi di non produzione (sovescio e leguminose non sempre da reddito) per rispettare i regolamenti europei del biologico.
Fattori tecnici, cambiamenti climatici e ridotto dimensionamento delle aziende fanno sì che su dodici mesi dell’anno, solo una parte di essi, 6-8, possano essere considerati mesi di effettiva produzione esitabile sul mercato.
Altro fattore caratterizzante la filiera ortofrutticola biologica sarda è il ridotto dimensionamento del comparto frutticolo, di fatto limitato al settore agrumicolo.
Per rispondere alle richieste del mercato, la filiera costruita dalla OP S’Atra Sardigna si è allargata, nel corso degli ultimi decenni a tutte le cultivar di ortive che sono possibili coltivare in Sardegna con particolare riferimento alle colture protette come le varie tipologie di pomodoro da mensa, i sedani ed, in campo aperto, i carciofi, i cavoli e gli asparagi; più debole, come detto, è la produzione frutticola che spazia quasi esclusivamente su agrumi, meloni ed angurie. Questo allargamento della tipologia di cultivar, che comunque non copre interamente le quantità richieste dal mercato, non è ancora concluso, ma si può considerare quasi ultimato, se si fa eccezione, come detto, alla frutticoltura che avrà nuovo impulso grazie, proprio, al progetto di filiera.
Sistema di relazioni tra i diversi soggetti della filiera (ruoli, funzioni, responsabilità ecc.)
Il sistema di relazioni tra i diversi soggetti della filiera è disciplinato dalla OCM ortofrutta e dalle diverse normative comunitarie e statali sulle Organizzazioni di Produttori. Dunque si basa su:
Democrazia economica che si concretizza nella partecipazione dei soci alle decisioni della OP: dalla nomina degli amministratori alla approvazione dei Programmi Operativi pluriennali ed annuali ed alla individuazione dei programmi produttivi.
Servizi ai soci in materia tecnica attraverso un Ufficio tecnico, con una figura professionale che ne è responsabile, totalmente gradito per i soci conferitori, acquisto collettivo di mezzi tecnici; periodiche riunioni formative ed informative su tutte le questioni attinenti la vita sociale e gli aspetti economici e commerciali.
Responsabilità. Il Consiglio di Amministrazione propone i programmi di attività e produttivi, poi l’assemblea dei soci li definisce ed approva. Il Responsabile OP Ortofrutta, nominato dal Consiglio di Amministrazione, tiene i contatti quotidiani con i soci conferitori per verificare, unitamente al Responsabile dell’Ufficio tecnico ed a quello della Logistica e Ufficio Commerciale, le proposte di programma produttivo delle singole aziende e concordare le innovazioni e modifiche da introdurre, anno per anno.
Azioni opportune per superare le criticità esistenti
Per superare le criticità esistenti nella filiera è necessario intervenire per
Obiettivi del progetto di filiera